mercoledì 21 giugno 2017

Wonder Woman (In pillole #11)

In Terra Caecorum



Diana vive su un'isola fuori dal tempo e dallo spazio, abitata da sole donne, le Amazzoni, formidabili combattenti protette da Zeus e che hanno in Ares, dio della guerra, il loro principale nemico. Quando un pilota della RAF precipita sull'isola, Diana scopre che il mondo è devastato dalla Prima Guerra Mondiale, a suo parere causata da un redivivo Ares. Decide così che è suo dovere lasciare la sua isola per trovare Ares e distruggerlo.

La prima sensazione che si ha vedendo Wonder Woman è di sollievo: il film è chiaramente migliore di tutti gli altri del DC Universe, sia per una sceneggiatura finalmente ben calibrata, sia per l'efficace scelta della protagonista, una Gal Gadot che offre un'ottima prova, unendo alla perfezione l'ingenuità di chi ha vissuto in una bolla per tutta la sua vita e l'energia marziale di una combattente.

Scavando in profondità, però, emergono i soliti problemi che ormai affliggono molti film di supereroi, e quelli della DC in particolare: un villain poco credibile, una certa formulaicità in situazioni e personaggi, e in generale una sensazione di già visto che rende il film meno godibile. Anziché cercare una propria cifra distintiva dal punto di vista visivo (cosa che era riuscita alla Marvel nei primi film, e che sembra aver ritrovato con I Guardiani della Galassia Vol. 2, dopo una serie di film indistinguibili dal punto di vista della fotografia), la regista Patty Jenkins decide di pescare a piene mani dall'immaginario visivo DC, e a volte anche da quello del primo Capitan America (vedi, ad esempio, tutto il finale, tra bosco e base nemica). C'era bisogno, ad esempio, di mantenere la slow motion tanto cara a Zach Snyder in un film su un nuovo personaggio e di cui lui non è nemmeno regista?

La sceneggiatura è senza dubbio efficace, soprattutto nel dosare momenti di humor e azione, e un netto miglioramento rispetto a quelle dei precedenti film DC come Batman vs. Superman e Suicide Squad. Tuttavia, resta l'appiattimento delle scelte narrative che sta diventando la vera piaga dei film di supereroi, e che poteva forse essere superata affidandosi a sceneggiatori nuovi e meno avvezzi alle logiche del cinecomic (magari donne, dato che parliamo di un'eroina femminile? Chissà cosa avrebbe potuto fare, che so, una Diablo Cody).

La sensazione che resta è quindi quella di un film che si apprezza perché ormai abituati alle peggiori aberrazioni filmiche (soprattutto da parte DC), il proverbiale monocolus in terra caecorum che riesce a sembrare un re. Peccato, perché il potenziale era alto, e un po' più di coraggio avrebbe dato ancora più forza ad alcune scelte azzeccate, segnando la definitiva redenzione dell'universo cinematico DC, anziché un film sufficiente, ma non in grado di scaldare i cuori.

***

Pier

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